Inenarrabili avventure intrattengono ogni giorno quegli strani esseri che sono i freelance e bizzari personaggi popolano i loro stravaganti mondi.
Ironia a parte, ne vediamo sempre delle belle! Clienti impazienti, clienti saccenti, clienti che arbitrariamente decidono il nostro valore, clienti refrattari ai cambiamenti… o ai pagamenti! Alcuni di noi saranno ormai assuefatti a questi atteggiamenti da fastidiosa orticaria, altri probabilmente non riusciranno mai ad abituarsene.
Fatto sta che il compito primario di noi freelance è uno, essenziale: non svenderci! E sai una cosa? Deve trattarsi di una scelta consapevole e decisa. Dobbiamo sempre ascoltare i nostri clienti, comprendere e andare incontro alle loro esigenze e alle loro richieste, ma non è tutto qui: dobbiamo imparare anche a dire di no a quei lavori che non apportano valore alla nostra professionalità.
Non possiamo e non dobbiamo svenderci! E quando parlo di svendita non mi riferisco solo all’aspetto economico della questione, ma anche (e soprattutto) a quello professionale e a quello personale.
Mi spiego meglio:
#1. Non svenderci da un punto di vista economico
Significa che non dobbiamo accettare lavori sottopagati, quelli di clienti che sottovalutano le nostre competenze e che per questa ragione quando si tratta di pagare giocano all’asta al ribasso. Insomma, quando andiamo da un avvocato o da un commercialista o da un medico, non cominciamo certo a contrattare la loro parcella! E farlo con noi creativi è altrettanto un malcostume, sai?
#2. Non svenderci da un punto di vista professionale
Vuol dire stare alla larga dai clienti che non apprezzano le nostre capacità e la nostra creatività, scappare da quelli che non sono disposti al confronto e al dialogo, dire di no ai clienti che proprio non vogliono accettare consigli.
#3. Non svenderci da un punto di vista personale
Significa stare alla larga da situazioni che vanno contro i nostri principi e i nostri ideali, rinunciare ai clienti che sminuiscono la nostra creatività, rifiutare quei lavori che sottovalutano le nostre capacità e le nostre abilità.
Tre punti di vista differenti che conducono ad un unico imprescindibile motivo che quotidianamente deve nutrire la scelta di non svenderci: salvaguardare noi stessi, la nostra professionalità e la nostra autostima!
Devi essere tu il primo a credere in stesso, a farti valere e a far capire agli altri quanto vali. Se ti svendi, se non apprezzi realmente il tuo lavoro, se non capisci fino in fondo quanto vali e perché vali tanto, nessun altro lo farà al posto tuo.
Letture consigliate
Sei interessato ad approfondire questo argomento? Ti consiglio alcune stimolanti letture:
- Come quando e perché rifiutare un lavoro di Riccardo Esposito;
- Il prezzo Giusto, il Tuo di Andrea Girardi e Francesca Borghi;
- Freelance? Capire ed evitare i clienti che ti portano al disastro di Luca Orlandini per Webhouse;
- Creo ergo sum, un post che ho scritto due settimane fa.
Raccontami la tua
Ora tocca alla tua esperienza parlare! Come ti comporti quando ti imbatti in lavori che sottovalutano la tua professionalità? Pensi che il mio approccio sia giusto o, piuttosto, credi che ci siano modi più corretti per affrontare la questione?
14 Maggio 2014, 14:29
Dico “No, lei non è un cliente che può permettersi di avere me”.
14 Maggio 2014, 15:03
Di un’efficacia laconica e disarmante! 🙂
E’ sempre un piacere il tuo contributo, Andrea!
Buon lavoro,
Ludovica
14 Maggio 2014, 16:45
Ciao Ludovica,
Lo sai che sfondi una porta aperta con me. Io credo che tutto dipenda dal freelance; preparazione e competenze sono importanti ma deve avere anche il polso per ribellarsi, per dire un bel no.
14 Maggio 2014, 17:38
Ciao Riccardo!
Il coraggio di ribellarsi è una qualità che apprezzo particolarmente nella vita. E la sfera lavorativa non è da meno. Essere decisi, avere il coraggio di dire di no, capire quando imporsi credo sia indispensabile per farsi strada e ritagliarsi il proprio spazio. O sbaglio?
15 Maggio 2014, 0:20
Ciao Ludovica.
Condivido in pieno quanto scrivi.
Ci vuole pochissimo ad abbassare il proprio prezzo/valore ma troppo tempo per “rialzarlo” riportandolo ai livelli desiderati.
Inoltre, accettare lavori sottopagati ci sottrae il tempo necessario a cercare degli altri buoni (migliori!) clienti.
15 Maggio 2014, 8:48
Buongiorno Lisa! 🙂
Ecco, ci hai fornito due altri ottimi motivi per non sottovalutare il nostro lavoro:
1. La difficoltà poi nel riaffermare il nostro reale valore;
2. Lo spreco di tempo, che potremmo dedicare invece ad altri clienti.
Grazie per il tuo contributo! 🙂
A presto,
Ludovica
31 Gennaio 2015, 12:28