Parole straniere nel testo: come danzare leggiadro in questo campo minato

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Quando maneggi le parole straniere è un po’ come se danzassi in un campo minato: se non usi buonsenso rischi di esplodere con le lettere per aria. Devi camminare in equilibrio, ballando al ritmo nelle note giuste e alleggerendo le musiche più gravi. Ecco perché ho pensato di appuntarti una guida per non sbagliare, per scegliere se, quando e come usare le parole straniere nel testo e quando evitarle.

Quanto senti forte la tentazione di infarcire il testo di parole straniere? Una la posizioniamo di qua, l’altra di là e via così in un fluire incerto di espressioni e significati.

Quando scriviamo con parole straniere, spesso lo facciamo per darci un tono: crediamo che la commistione tra lingue possa comunicare la nostra (maggior) esperienza e autorevolezza. Ma la verità è un’altra. La verità è che quel che accade nella mente del lettore dinanzi a espressioni come ti apro un task. Chiudilo quando hai fatto goal è un circo baldanzoso. I neuroni si scrutano incerti, poi – in un impeto di solidarietà – si abbracciano, danzano e volano via. Intano, nella mente di chi ti legge avrai prodotto due scomode reazioni. La prima è una domanda: ma che avrà voluto dire?. La seconda è un’affermazione: chissà chi ti credi di essere.

Ecco, se sei un Copywriter o se vuoi scrivere della tua azienda in modo empatico, chiaro e coinvolgente, devi sapere come bilanciare bene l’utilizzo di parole straniere. Quando è il caso di usarle? Quando è opportuno evitarle? E quali sono le regolette da rispettare? Risponderò a queste domande tra un paio di righe. Va bene, forse saranno 6 o 7, ma prima credo sia molto importante che ti spieghi perché le parole straniere sono un campo minato per il Copywriting.

Leggi anche: Copywriting Persuasivo: 10 dritte per scrivere testi davvero convincenti.

Le parole straniere: un campo minato in cui danzare leggiadro

I forestierismi rischiano di mandare in fumo anche i messaggi più concreti e importanti. Il principio primo del Copywriting vuole che lo scrittore debba sempre comunicare con chiarezza: le parole devono fluire comode e avvolgenti, il ritmo deve essere piacevole, il significato comprensibile. Immediatamente comprensibile.

Utilizzare parole straniere nella scrittura di un testo comporta seri rischi, che devi considerare ogni volta in cui scegli – o stai pensando di scegliere – parole come cool, form, roadmap, deadline, appealing. Ecco i pericoli da cui stare alla larga:

  • mai compromettere la chiarezza e la semplicità del messaggio appesantendolo con parole straniere superflue;
  • non rischiare di banalizzare il messaggio infarcendolo di forestierismi come un tacchino il giorno del ringraziamento;
  • la parola che stai usando è davvero appropriata e corretta per quel contesto e per quel significato? Magari nella lingua originale ha un significato differente da quello che credi. Su questo tempo torneremo tra poco;
  • sei proprio sicuro che le persone che ti leggeranno riusciranno a capire la parola straniera che hai appena digitato?
  • sarà mica che starai comunicando una personalità insicura più che un carattere determinato e granitico?

Il campo minato in cui ti imbatti ogni volta che utilizzi una parola straniera è un bel grattacapo. Come fare per evitare che il testo ti esploda tra le mani in una fumosa inconsistenza di significato? Ecco 5 domande-regole che possono indicarti la strada maestra.

Prima di fare tuo il metodo che utilizzo per scegliere se e come usare le parole straniere nei testi, c’è una cosa che potresti fare per non perderti più nessun aggiornamento. Iscriverti alla newsletter-amica! Amica perché non contiene spam, non contiene rotture e arriva solo quando è davvero preziosa. Ti aspetto!

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Il metodo per usare (oppure no) parole straniere nel testo

Buonsenso. Tutto comincia da qui. Quando valuti se utilizzare nel testo una parola straniera devi avere buonsenso, metterti nei panni del tuo lettore e domandarti se la scelta è quella giusta. Ti appunto qui 5 domande-regole che possono dare vita a un metodo che ti consenta di usare le parole straniere nel modo giusto. Oppure di non utilizzarle.

1. Esiste in italiano un’alternativa chiara e valida?

Credo che questa sia sempre la regola maestra. Se in italiano esiste un’alternativa valida e altrettanto chiara a una parola straniera, usala. Ci sono casi in cui questo non è possibile – pensa alla parola marketing: come potresti tradurla efficacemente in italiano? Ma in tutte le altre situazioni, e ti assicuro che sono la maggior parte, prediligi ai forestierismi la nostra cara e antica lingua. Antica, non antiquata.

Qualche esempio? Sostituisci form con modulo, location con sede, engagement con coinvolgimento, focus con approfondimento, cool con alla moda. Come vedi, c’è sempre un modo per rendere il messaggio più chiaro, facile e immediato per chi lo legge. Ricorda sempre che proprio questa è la tua priorità: farti comprendere, farti leggere, farti amare.

2. Quanto è affermata e specialistica la parola straniera che vuoi utilizzare?

Può capitare che il desiderio di scrivere un testo immacolato, libero da forestierismi, ci faccia incappare nell’errore contrario. Potresti mai tradurre in italiano e con la medesima efficacia, chiarezza e precisione parole o espressioni come business plan, sport, squat, jeans? Ecco, in casi come questi la scelta migliore è proprio la parola straniera. E le ragioni per cui ti consiglio di prediligerla all’italiano sono due:

  • sono parole così diffuse da far parte del nostro vocabolario italiano da molto tempo e con una collocazione di significato ben chiara e precisa nella nostra mente;
  • designano un significato così pertinente e specifico che non è possibile trovare in italiano un corrispondente altrettanto chiaro e perfettamente calzante.

3. Come fare con i tecnicismi stranieri?

Molti tecnicismi sono in lingua straniera e anche in questo caso devi domandarti quanto specifico sia il termine che vuoi utilizzare e se in italiano non esista un corrispondente altrettanto preciso e più chiaro.

Ti faccio un esempio. La parola target può essere sostituita dall’espressione pubblico di riferimento o pubblico che vuoi raggiungere o ancora pubblico che è tuo interesse colpire. Così facendo allunghi la frase, è vero, ma se il tuo scopo è la chiarezza del messaggio e/o se ti stai rivolgendo a un pubblico eterogeneo l’italiano è la via maestra. Se, invece, stai parlando a un pubblico specializzato nel settore e la parola in questione è usata, diffusa e ha un significato chiaro e accertato, il forestierismo tecnico può essere una valida soluzione. La ragione sta nel fatto che i termini tecnici stranieri possono comunicare professionalità e autorevolezza. A un patto, però: utilizzali senza mai esagerare.

4. Hai considerato il tuo tono di voce? E il pubblico a cui parli?

Ecco un po’ di domande che possono aiutarti a prendere la decisione giusta quando valuti se e come usare una parola straniera nel tuo testo:

  • chi è la tua azienda o il brand per cui stai scrivendo? Qual è la sua personalità?
  • Che tipo di voce utilizza l’azienda per comunicare? E con quale tono? Freddo, neutro o caldo? Professionale, onirico, amichevole o colloquiale?
  • In quale mercato opera? Nazionale o internazionale?
  • A che tipo di pubblico ti rivolgi?
  • Qual è l’obiettivo primario del tuo messaggio? Quali sono quelli secondari?

Dalle risposte che ti darai, dipenderanno le tue scelte. Se la tua azienda ha un tono di voce professionale, neutro con qualche piacevole intermezzo di calore; se l’obiettivo primario dei messaggi che emette è comunicare la sua esperienza e autorevolezza nel settore di riferimento e se per farlo si rivolge a un pubblico specifico, avvezzo alla materia, allora i tecnicismi possono essere un espediente utile al Copywriting. Ma, ricorda, buonsenso sempre.

5. Il forestierismo ti serve per comunicare ironia?

Ci sono situazioni, contesti ed espressioni in cui la parola straniera può aiutarti a comunicare coni ironia e a divertire il lettore. Pensa a espressioni come vamos, déjà-vu: se ben usate e al momento giusto, possono dare un sorprendente tocco di colore al testo.

3 regolette per scrivere correttamente le parole straniere

C’è un altro problema in cui rischiamo di incappare ogni volta in cui scegliamo di usare una parola straniera. La stiamo usando nel modo corretto? Ti suggerisco 3 regolette davvero molto utili per scrivere e usare i termini stranieri nel modo giusto.

1. Proprio sicuro? Controlla il significato, prima

Prima di scrivere una parola inglese, ti consiglio di verificarne il significato sul vocabolario. E ti suggerisco di farlo anche per le parole che credi di conoscere bene e/o che paiono dal significato scontato. Un esempio? La parola inglese actually. No, non significa attualmente, ma significa in realtà. Una parola può cambiare un intero significato.

In particolare, devi focalizzare la tua attenzione sulle collocazioni straniere. Le collocazioni sono espressioni formate da due o più parole e riconosciute come tali per il loro uso e consuetudine, non per il significato. Fa’ attenzione, ad esempio, è una collocazione. E sai come si traduce in inglese? Con l’espressione pay attention, che letteralmente significa paga l’attenzione.

2. Evita le versioni italiane di termini stranieri

Ti ingaggio con un colpo solo! Ma tu te lo immagini un brand che comunica in questo modo? Davvero un ottimo modo di scrivere e di presentarsi! La regola è una: a ogni lingua le sue parole.

3. No al plurale di una parola straniera

Quando utilizziamo una parola straniera dobbiamo sempre ricordare di utilizzarla nella sua versione singolare, a meno che non sia entrata nella nostra lingua al plurale. Questo è il caso di parole come jeans o tapas. Ma le star del cinema resta le star del cinema, non le starS del cinema. Don’t forget it!

Goodbye. O, meglio dire, i saluti finali

Se sei giunto fin qui, ora hai ben chiaro come e quando usare le parole straniere nel Copywriting. Se hai qualche dubbio o domanda oppure se ti va di aggiungere la tua riflessione, ti aspetto nei commenti. Adorerò leggerti! 🙂

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