La Grande Bellezza: perché parlarne?

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Questa settimana voglio scrivere un post diverso, che non ha nulla di professionale. Niente regole da rispettare, consigli utili, cose da fare e da non fare, piuttosto si tratta di una mia personale riflessione che spero potrà stuzzicare il tuo interesse e che intende invitarti al confronto.

Ieri sera ho rivisto in tv La Grande Bellezza, il film di Paolo Sorrentino, con protagonista uno straordinario Toni Servillo, pellicola che proprio in questi giorni ha vinto il prestigioso Premio Oscar come Miglior film straniero.

Ho letto tanto a riguardo, decantazioni e critiche, analisi puntuali e giudizi affrettati. Quel che è certo è che questo film ha smosso le coscienze di tutti, di chi lo ha elogiato e di chi ha espresso opinioni meno generose. Per quanto mi riguarda, già dopo averlo visto al cinema ho riflettuto per giorni interi sul significato di questo film, su quale sia davvero la grande bellezza della vita.

Oggi, il giorno dopo la messa in onda televisiva della pellicola, i social network e i blog mi hanno rivelato che sono stati in molti a non apprezzare il film ed ho cercato di capirne il motivo. Cosa mi sono risposta? Che ho la netta e spiacevole sensazione che spesso siamo troppo impegnati nell’insensata critica di quello che non riusciamo a comprendere. La Grande Bellezza è un film che ci obbliga a riflettere, che ci dipinge alla perfezione, eppure in molti casi continuiamo ad essere così superficiali che criticare quello che non riusciamo a comprendere (tanto più se denunicia i nostri desolanti difetti) è tutto ciò che ci resta.

Già, perché La Grande Bellezza è un film che forse non vogliamo capire, perché denuncia la vacuità della nostra società, le nostre effimere serate mondane, l‘insensato divertimento al ritmo di sesso e droga, la profonda solitudine di chi non sa condividere il proprio successo con gli altri, la forsennata ricerca di quel successo che alla fine poi ci rende sempre più infelici. E lo racconta con intelligenza e abilità, con lunghe pause riflessive (che per chi non ama il genere possono risultare noiose), con simbolismi acuti e brillanti, che ho trovato ben raccontati nel blog di Rudy Bandiera:

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Personalmente, ho apprezzto molto il racconto di questa dicotomia tra sacro e profano: il baccano e la confusione delle feste stride con il silenzio di una Roma albeggiante e intima; l’assordante disco music con la solennità della musica sacra; l’ostentazione e il finto divertimento celano e mascherano il senso di vuoto interiore, quello che tante volte vogliamo ignorare a tutti i costi.

La Grande Bellezza è un film sullo spreco del tempo e della vita, ci ricorda che troppo spesso ci abbandoniamo alle futilità e alle banalità, a situazioni e rapporti che non ci emozionano e che l’istante dopo avremo già dimenticato. Così, Jep Gambardella è ognuno di noi quando sprechiamo il nostro talento, quando manchiamo quell’occasione che ci è capitata, quando i nostri sentimenti finiscono nell’oblio, quando ci dimentichiamo degli altri e dell’importanza della condivisione, quando accumuliamo rimpianti, rimorsi e illusioni.

Ed ecco poi che ho pensato che se Jep ha dovuto compiere ben sessantacinque anni prima di capire di non poter più perder tempo a fare cose che in realtà non ha voglia di fare, io non ho intenzione di perdere così tanto del mio tempo. Ho l’obbligo verso me stessa di percorrere la strada che desidero, di lasciarmi emozionare dalle cose semplici, di dare senza pretendere in cambio una restituzione, di provare sentimenti che resteranno indelebili, di vivere.

Niente di “nascosto sotto il bla bla bla”, niente di “sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore”!

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