Repetita iuvant: la grammatica italiana salverà il tuo blog

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Errori e orrori. Quanti ne hai scovati girovagando per il web? Roba da brividi, in molti casi!

Ovvio, capita a tutti di avere un lapsus, un dubbio, ma come sempre la Rete, con i suoi insostituibili strumenti, viene in nostro soccorso. Prima di scrivere, chiedi al web, informati, risolvi il tuo dubbio, accertati che sia corretto quello che proponi agli altri.

Il presupposto da cui devi partire è che quello che scrivi, così come il modo in cui lo scrivi, può insegnare qualcosa di utile agli altri, può mettere i tuoi lettori nelle condizioni di rendersi conto dei propri limiti o di individuare i propri errori. Sicuramente, saper scrivere correttamente è un elemento indispensabile per un blog di successo!

Per questo, oggi ripassiamo insieme un po’ di grammatica italiana con questa breve guida che ti propongo per evitare di commettere quegli errori che sono così diffusi e comuni:

  • Quando si apostrofa “un”?

Ricordarlo non fa mai male! “Un” si apostrofa esclusivamente davanti ad un nome femminile e mai davanti ad uno maschile.

Esempio: un’amica; un amico.

  • Fa, fa’ o fà?

Risolviamo subito un dilemma particolarmente comune!

Fa è la terza persona singolare dell’indicativo presente del verbo fare. Esempio: Luca fa i compiti.

Fa’ (con l’apostrofo per troncamento) è la seconda persona singolare dell’imperativo del verbo fare. Esempio: fa’ i compiti!

(con l’accento), che a volte è usata nell’uno o nell’altro dei due casi sopra menzionati, è una forma sempre errata. L’unico caso in cui l’accento è corretto è nei composti di fare, ad esempio: rifà, contraffà.

  • Da, da’ o dà?

Come nel caso di “fa”, si tratta di tre omonimi che si distinguono grazie all’impiego (eventuale) dell’accento e dell’apostrofo.

Da è la preposizione semplice. Esempio: esco da scuola alle tre.

Da’ (con l’apostrofo) è la seconda persona singolare dell’imperativo del verbo dare. Esempio: da’ un po’ del tuo pane a Gianni.

(con l’accento) è la terza persona singolare dell’indicativo presente del verbo dare. Esempio: la tua presenza le dà supporto.

  • Di, di’ o dì?

Di è la preposizione semplice. Esempio: lo zaino è di Francesco.

Di’ (con l’apostrofo) è la seconda persona singolare dell’imperativo del verbo dire. Esempio: di’ come sono andate realmente le cose!

Dì (con l’accento) ha il significato di giorno. Esempio: studia e lavora tutto il dì.

  • Si o sì?

Si è pronome. Esempio: si è fatto sentire.

è avverbio affermativo. Esempio: sì, ci sarò.

  • Ne o né?

Ne può essere pronome (esempio: ne ho sentito parlare) o avverbio (ad esempio, me ne sono accorto).

è una negazione. Esempio: né io né Carlo.

  • Te o tè?

Te è pronomeEsempio: sto con te.

, invece, indica la nota pianta o bevanda. Esempio: posso avere una tazza di tè?

  • Se o sé? Se stesso/se medesimo o sé stesso/sé medesimo?

Se indica la congiunzione ipotetica. Esempio: se studi sarai promosso.

(con l’accento) individua il pronome. Esempio: è sicuro di sé.

Quando il sé pronome è accompagnato da stesso o medesimo, tuttavia, non si apostrofa mai. Esempio: è sempre se stesso.

  • Glielo o glie lo?

La forma grammaticale corretta è glielo (gliela, glieli, gliele, gliene), nonostante ciò alcuni scrittori utilizzano anche la formula separata, glie lo. Ad ogni modo, io preferisco seguire la regola grammaticale canonica.

  • Si scrive un po’ o un pò?

Po’ deriva dal troncamento della parola poco, ragion per cui la forma corretta è quella con l’apostrofo e non quella accentata.

  • Affianco o a fianco?

Affianco è la prima persona singolare del verbo affiancare. Esempio: affianco Carla nella corsa.

L’espressione “a fianco”, invece, sta a significare “al lato di”. Esempio: sono a fianco a Carla.

  • Qual è o qual’è?

Trattandosi di un troncamento e non di un’elisione, la forma corretta è qual è (senza l’apostrofo). Naturalmente lo stesso discorso vale per qual era.

  • Buon uomo o buon’uomo?

Si tratta della stessa regola che vale per “qual è”. Anche in questo caso, infatti, si tratta di un troncamento e non di un’elisione, perciò la forma corretta è buon uomo.

  • Quando si usa codesto?

L’unico caso in cui l’impiego di codesto è corretto è quando ti riferisce a cose o persone che sono vicine a chi ti ascolta.

  • Come si scrive?

Ci sono poi parole-trappola, che spesso traggono in inganno. Così, si scrive:

accelerare, e non accellerare;

meteorologia, e non meterologia;

evacuare, e non evaquare;

– proficuo, e non profiquo;

– innocuo, e non innoquo.

Raccontami la tua

In quali altri errori ti sei imbattuto girovagando per il web? In quali incontri ravvicinati del terzo tipo sei incappato? Ora tocca a te, sono davvero curiosa di conoscere le tue esperienze!

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